Aida: 
                  OPERA LIRICA IN QUATTRO ATTI DI GIUSEPPE VERDI  (1813-1901), su libretto di Antonio Ghislanzoni (1824-1893) 
                    tratto da uno spunto di F.A..  Mariette 
                    rielaborato da Camille Du Locle (1832-1903) 
                    in collaborazione con  Verdi.
                    
                    Prima rappresentazione:
                      Cairo, Teatro dell'Opera, 24  dicembre 1871.
                LA TRAMA
                  Menfi e Tebe all'epoca dei faraoni.
                ATTO PRIMO, scena  prima
                  Sala del palazzo reale a Menfi. L'avanzata dell'esercito  etiope minaccia la valle del Nilo e la città di Tebe.
                  Ramfis, gran sacerdote, consulta gli dei per conoscere il  nome di colui che dovrà guidare l'esercito egizio contro il nemico. Il grande  onore spetterà a Radamès. Il giovane ancora non lo sa, ma in cuor suo anela all'incarico  perchè vuole apparire valoroso agli occhi della schiava etiope Aida, che egli  ama appassionatamente. A sua volta, Radamès è però desiderato dalla figlia del  faraone, Amneris. Costei intuisce l'amore segreto di Radamès per Aida e, pur  fingendo grande amicizia verso la schiava, giura di vendicarsi. Il faraone  giunge con la sua corte e da l'annuncio ufficiale: Radamès guiderà gli egizi.  Aida, che è figlia del re etiope Amonasro, si dispera, divisa tra amore e  patriottismo.
                scena seconda
                Tempio di vulcano. Nel corso di una gran cerimonia nel  tempio, Radamès riceve dalle mani di Ramfis la spada e viene consacrato per la  guerra e per la vittoria.
                ATTO SECONDO, scena  prima
                Una sala dell'appartamento di Amneris. Amneris ricorre ad  un inganno per accertarsi dei sentimenti di Aida: le da la falsa notizia che  Radamès è morto e la fanciulla ne resta palesemente turbata. La figlia del faraone  le rivela di aver mentito e che anch'essa ama il generale; e si propone una  dura vendetta.
                scena seconda
                Presso una porta della città di Tebe. Radamès,  trionfatore, ritorna alla testa delle sue truppe, con i carri da guerra, le  insegne, i tesori conquistati ai vinti. Egli viene incoronato vincitore dalla  stessa Amneris. Chiede al faraone di risparmiare la vita ai prigionieri; tra  loro e Amonasro. Aida riconosce il padre, ma questi le impone di non rivelare  che egli è il re degli etiopi. I sacerdoti suggeriscono di tenere solo Amonasro  come ostaggio e gli altri siano liberati. Il faraone è d'accordo; e concede poi  a Radamès la mano di Amneris. Il generale e Aida soffocano il loro angoscioso  dolore per la decisione improvvisa.
                ATTO TERZO
                Le rive del Nilo. Le nozze sono imminenti e Amneris si  reca a pregare al tempio di Iside. Amonasro, si rende conto che la figlia Aida  ha un forte ascendente sul generale Radamès e la convince a farsi confidare la  strada per raggiungere l'esercito degli etiopi. I due innamorati si incontrano  lungo il fiume e si rinnovano i reciproci sentimenti d'amore. Ma come potranno  sfuggire alle ire di Amneris? Essi decidono di fuggire e Radamès rivela che il  passo di Napapa è incustodito. Amonasro che, nascosto, ha udito il colloquio  dei due innamorati, esce dal nascondiglio e afferma che egli passera attraverso  quel passo con il suo esercito.
                  Radamès si rende conto, con orrore, di avere  involontariamente tradito il suo paese, e sta per avventarsi su Amonasro,  quando sopraggiungono il gran sacerdote Ramfis e Amneris. L'etiope si lancia  contro la figlia del faraone e Radamès la protegge; poi confessa a Ramfis di  essersi lasciato sfuggire la delicata informazione e si da prigioniero ai  sacerdoti.
                ATTO QUARTO, scena  prima
                Nel palazzo del faraone. Amneris, ancora innamorata di  Radamès, si reca dal giovane, rinchiuso nel carcere e lo esorta a rinunciare ad  Aida; in cambio lei lo farà graziare. Ma Radamès non vuol rinunciare all'amore di  Aida; vuole espiare e respinge le offerte della donna. Condotto davanti al  tribunale, i sacerdoti lo condannano ad essere sepolto vivo.
                scena seconda
                Nella parte superiore, il tempio di Vulcano, in quella  inferiore, la cripta in cui Radamès dovrà morire.
                  Quando la pietra è sigillata, il condannato si accorge,  che, con lui si è fatta murare la giovane etiope.
                  Mentre Amneris nel tempio piange disperata, i due amanti  abbracciati attendono insieme la fine innalzano il canto supremo del loro amore  e l'ultimo addio alla terra.
                  L'Aida fu commissionata dal viceré egiziano Ismail  Pascià ma non, come si crede, per l'inaugurazione del canale di Suez, bensì per  l'apertura del nuovo teatro Kedivale dell'opera. Le date comunque erano quasi coincidenti;  tuttavia l'opera non poté essere rappresentata se non con un anno di ritardo.  Infatti, scenari e costumi dovevano arrivare da Parigi, e la capitale francese  era isolata per l'assedio dei prussiani. Con l'Aida, Verdi intende  dimostrare di essere capace di una grande varietà di atteggiamenti, passando  dalle grandiose scene d'insieme ai singoli personaggi, dalle passioni collettive  al dramma intimo. Questa esigenza stimolò Verdi a curare, da un lato, l'estrema  varietà di situazioni dell'opera, in modo da amalgamare partiassai diverse tra  loro; e, contemporaneamente, a cercare la massima collaborazione negli  esecutori, che dovevano compenetrarsi non solo nelle loro singole parti, ma  nello spirito che complessivamente anima l'opera. Per le presentazioni europee,  e in particolare per quella italiana - avvenuta alla Scala un mese emezzo dopo  la "prima" del Cairo -, il musicista si impegnò personalmente perché  nessun aspetto fosse trascurato; dalla disposizione degli strumenti solisti  alla scenografia. Rispetto ai precedenti schemi verdiani, che vedevano  un'assoluta preponderanza dell'elemento vocale, l'Aida rappresentò una  svolta, perché l'uso dell'orchestra divenne molto più incisivo e determinante.  Non siamo più a quella che il Mila ha chiamato "la volgarità degli  accompagnamenti tradizionali", ma un'opera "tutta solare e  italiana". Verdi sentiva l'esigenza di contrastare l'astro wagneriano,  tuttavia ancora non poteva subirne gli influssi, poiché le opere del grande  compositore tedesco giunsero in Italia solo negli anni successivi. Verdi già  conosceva alcuni spartiti, e per quanto ne fosse rimasto affascinato si  riteneva assai distante dalla concezione del maestro di Lipsia. In quella  supposta incompatibilità rimase a meditare sedici anni, prima di comporre una  nuova opera, l'Otello.